La Cefalea risulta essere il sintomo doloroso di uno squilibrio neurovegetativo e vascolare che in alcuni casi rischia di compromettere fortemente la qualità di vita degli individui che ne sono afflitti. Proprio per questo vi è la necessità di studiare un “protocollo” di approccio alle cefalee dal punto di vista osteopatico, tenendo presente la multifattorialità scatenante e il disagio globale che investe il paziente a più livelli.
Il lavoro sperimentale svolto prevede l’intervento esclusivamente sull’asse centrale (colonna vertebrale, bacino e occipite) utilizzando tecniche osteo-articolari, meccaniche (fasciali, funzionali, energia muscolare, thrust) escludendo volutamente tecniche sul piano viscerale e craniosacrale e ponendo attenzione alla normalizzazione delle principali disfunzioni fisiologiche e non, per valutarne l’effetto sulle cefalee. La valutazione del risultato si è basata sul dato clinico, ossia il miglioramento della frequenza , l’ intensità e durata degli attacchi cefalalgici, la diminuzione dell’utilizzo di farmaci, gli effetti positivi sulle eventuali altre distonie neuro-vegetative e sulla qualità di vita del paziente.
La Cefalea, o il mal di testa, è uno dei disturbi neurologici più frequenti nella popolazione: secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità più del 45% della popolazione soffre di emicrania. Un paziente su due ha sofferto di mal di testa nel corso della sua vita ed è ricorso a farmaci. La sua insorgenza è associata alla stimolazione delle terminazioni nervose dolorifiche del cranio, che sono situate in corrispondenza dei tessuti molli extracranici (cute, muscoli, arterie, occhio, orecchio e cavità nasali) ed in strutture intracraniche (seni venosi e loro vene tributarie, osso, arterie cerebrali, nervi trigemino, vago e glossofaringeo). Il tessuto cerebrale, invece, essendone sprovvisto, è insensibile al dolore.
Eventi meccanici, come una dilatazione dei vasi arteriosi o come un’infiammazione che interessa nervi o muscoli, possono avere una forte influenza sull’attivazione di questi recettori. Il dolore causato da questo disturbo può comparire in varie forme (senso di pesantezza, cerchio che stringe la testa o come pesantezza agli occhi..) e può presentarsi con attacchi isolati ricorrenti o con dolore cronico.
La varietà degli aspetti patologici ha portato, nel tentativo di codificare i vari tipi di cefalee, ad una classificazione delle stesse. Secondo la Classificazione fatta dall’International Headache Society possiamo dividerle in Primarie (senza specifici fattori, cause o malattie che possano aver provocato il mal di testa) e Secondarie (conseguenti ad una causa specifica che, se rimossa, farebbe cessare il dolore).
Tra le cefalee primarie distinguiamo:
Le cefalee secondarie sono dovute a:
Il meccanismo scatenante la patologia consiste in una fase di vasocostrizione (il lume del vaso venoso si riduce rallentando così il passaggio del sangue), seguita da una vasodilatazione (il suddetto vaso recupera il diametro ottimale), che si esprime con dolore e stimolazione neuronale.
Il fattore scatenante l’emicrania è quindi l’eccessiva stimolazione del nervo trigemino e/o occipitali grande e piccolo, responsabili dell’innervazione dei vasi sanguigni intracranici, a cui consegue il cambiamento interno del sistema vascolare.
Nel caso delle cefalee tensive, si aggiunge anche l’interessamento della muscolatura cervicale.
Con questo studio si è voluto evidenziare come la figura dell’osteopata può essere utile nella risoluzione di tale patologia, in quanto è in grado di ridurre buona parte degli stimoli irritativi, responsabili della sensazione di dolore. Nello specifico si ha la possibilità di:
Sono state selezionate per la ricerca 20 donne di età dai 20 ai 40 anni che soffrissero di Cefalea da più di tre anni con più di un attacco mensile che perdurasse per più di un giorno.
Il 50% delle pazienti presentava disturbi a carico dell’apparato epato-gastrico (reflusso gastro-esofageo, dispepsia, gastralgia); 40% all’apparato enterico (colon irritabile); 10% problemi dell’apparato respiratorio (sinusite cronica, allergia stagionale); 75% dismenorrea; 15% tachicardia, attacchi d’ansia; 60% disturbi sonno-veglia (si sveglia al mattino non riposato). Nella valutazione osteopatica , considerando le linee di forza di Little Jhon, sono stati riscontrati per la maggioranza soggetti con tipologia mista prevalentamente anteriore. Tutti i pazienti presentavano all’esame obiettivo: contrattura muscolare e alterazione del microcircolo linfatico con conseguente sensazione di densità tissutale a livello sub-occipitale, cervicale, dell’orefizio toracico superiore e dorsale; importanti tensioni del legamento nucale. Le disfunzioni osteopatiche più frequentemente riscontrate sono state a livello del sacro (90%); C0-C1 (90%); C3-C4 (65%); disfunzioni monosegmentarie di D1-K1 (60%), D12 e L1 (90%); disfunzioni di D4,D5,D8,D9 (75%).
Sono stati eseguiti 4 trattamenti: uno alla valutazione, due a distanza di una settimana uno dall’altro e uno dopo 15 giorni dall’ultimo trattamento.
Il lavoro sperimentale svolto prevede l’intervento esclusivamente sull’asse centrale (colonna vertebrale, bacino e occipite) utilizzando tecniche osteo-articolari, meccaniche (fasciali, funzionali, energia muscolare, thrust) escludendo volutamente tecniche sul piano viscerale e craniosacrale e ponendo attenzione alla normalizzazione delle principali disfunzioni fisiologiche e non, per valutarne l’effetto sulle cefalee.
La cefalea tensiva ed emicrania sono sicuramente turbe di grande importanza, di difficile gestione e soluzione che, ovviamente, nemmeno l’approccio osteopatico riesce a risolvere nella sua totalità, anche se in molti casi, col trattamento, si è evidenziato un calo dell’intensità del dolore e una diminuzione nella frequenza degli attacchi: su 20 donne esaminate, 6 non hanno evidenziato cefalee nel periodo esaminato, il restante ha risposto al trattamento dicendo che il dolore era meno intenso di almeno due punti sulla scala VAS, di più breve durata e 3 casi su 14 gestibile senza farmaci.
Dal punto di vista statistico possiamo riassumere dei sostanziali cambiamenti significativi su più fronti:
Gli effetti positivi del trattamento osteopatico sulla gestione del mal di testa potrebbero essere imputabili a concentrazione di oppioidi e di serotonina che il trattamento manipolativo stesso va a stimolare.
E’ da tenere presente che molteplici fattori estrinseci, non controllabili, possono influire nella quotidianità del paziente per favorire il riproporsi della sintomatologia dolorosa e/o predisporlo a ricadute (fattori ambientali, emozionali, ormonali, stress…): tali fattori non sono prevedibili, ma possono essere tenuti sotto controllo educando il paziente ad uno stile di vita adeguato (andare a dormire e svegliarsi sempre alla stessa ora; non utilizzare il telefonino per un’ora prima di andare a dormire) o dando al paziente stesso semplici esercizi ripetibili, finalizzati al riequilibrio respiratorio, della frequenza cardiaca e di auto allungamento delle catene fasciali al fine di predisporlo a gestire lo stress psicofisico, combattere le posture scorrette tenute durante la giornata e riequilibrare la motilità viscerale.
Nello studio non sono state esaminate, nello specifico, le disfunzioni recettoriali quali occhio, bocca che di sicuro svolgono una componente importante in questa disfunzione (se pur trattate indirettamente per connessione neurologica manipolando C0C1C2C3)
In conclusione il trattamento osteopatico può essere utilizzato come una integrazione al trattamento delle cefalee, ma ogni paziente è unico, e come tale deve essere valutato e trattato nella sua totalità e unicità quindi anche in tal caso, il trattamento osteopatico, deve mirare a trovare le cause principali che non permettono la migliore manifestazione della salute all’interno del singolo organismo.
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