Di osteopatia, oggi, se ne parla in abbondanza.
Se qualche anno fa trovare pubblicazioni riguardanti temi osteopatici era difficile, oggi c’è una grande quantità di scritti, libri, articoli e pubblicazioni, indice del desiderio di dare sostanza e struttura a un “mestiere” relativamente giovane.
Lo studente di oggi si trova, per contro, a doversi confrontare con innumerevoli titoli che danno, ognuno in riferimento al territorio esplorato, una diversa interpretazione e chiave di lettura di questo sfaccettato e meraviglioso modo di approcciarsi al corpo umano che è l’osteopatia.
Spesso ai docenti viene chiesto di suggerire un libro da cui partire, per approfondire tematiche, o semplicemente per imparare nuove tecniche.
Il libro che di solito suggerisco è “A.T. Still, dalle aride ossa all’uomo vivente” di John Lewis e lo suggerisco per fare innamorare.
Converrete con me che qualsiasi avventura, cammino o esperienza che si voglia intraprendere ha un inizio, un punto zero, una persona o un evento dal quale si possa dire: “prima non c’era niente, si parte da lì”.
Questo inizio si chiama Andrew Taylor Still, l’avventura che inizia è l’osteopatia e quello che vi suggerisco è la storia della sua vita.
Vi avviso: non è un libro di tecniche e applicazioni pratiche.
Questo libro parla di un uomo straordinario che fu autore di una grande scoperta scientifica, non meno importanti delle leggi di Newton sulla gravità o sulle asserzioni di Darwin sull’evoluzione; una conquista già di per sé benefica per ogni singolo individuo, ma anche potenzialmente in grado di aiutare l’umanità intera.
Anticipò di una generazione lo sviluppo dell’immunologia integrando campi dell’anatomia e della fisiologia con elementi abitualmente ritenuti più pertinenti alla scienza meccanica; propose una medicina che pareva capace di prevenire e curare l’intero spettro delle malattie senza ricorrere ai farmaci.
Fu un uomo coraggioso che combatté tutta la vita per far conoscere e accettare il suo nuovo meraviglioso modo di curare la gente.
Venne aspramente contestato e messo in ridicolo dai medici, accusato di essere un maniaco, un fazioso e un ciarlatano; le sue conclusioni non mettevano in discussione solo i farmaci, ma scardinavano le stesse fondamenta del sistema ortodosso e il modo di interpretare la salute e la malattia.
Fu un personaggio rivoluzionario, dirompente, non scriveva alle riviste della scienza ufficiale, non si faceva pubblicità, non aveva un addetto alle relazioni con la stampa, non desiderava il plauso e la notorietà, ma riteneva che il suo metodo dovesse essere valutato sulla base dei risultati.
Sotto una ruvida scorza si celava però una grande profondità di pensiero. Pur essendo un fervido sostenitore della scienza, Still era figlio di un predicatore e aveva mantenuto la convinzione che nell’individuo albergasse un’anima vivente.
I temi su cui si arrovellava erano quelli della civiltà occidentale del fine Ottocento in cui due grandi forze sociali, la scienza e la religione, si contendevano il primato.
Il suo mettersi in mezzo a questa grande questione con la sua idea per cui l’uomo avesse dentro di sé tutti gli elementi per renderlo perfetto senza il bisogno di un intervento divino, gli valse per quasi tutta la vita un continuo e costante attacco da parte dei poteri clericali che arrivarono a anche screditarlo e additarlo come eretico e reietto.
Quando si trattò di dare un nome al suo nuovo sistema scelse quello un po’ limitato di “osteopatia”. Questa parola che letteralmente significa -sofferenza delle ossa – definisce un sistema che va oltre alla medicina manuale. L’osteopatia non era un mero trattamento vertebrale, spiegava un suo allievo, a ben vedere non era affatto un trattamento.
Era piuttosto un principio, una filosofia, su cui basare ogni singolo trattamento; un principio che poggiava su un concetto allo stesso tempo semplice e profondo: l’organismo umano contiene naturalmente in sé tutti gli elementi necessari per la sua guarigione.
Sperimentò sulla sua pelle le difficoltà e le persecuzioni riservate a tutti coloro che osavano sfidare l’ortodossia e i poteri costituiti. Fu vittima di ingiurie e derisioni e venne abbandonato da pazienti, amici e parenti.
Forte però della consapevolezza di aver scoperto una grande verità, non si lasciò abbattere e combattè contro tutto e tutti.
Morì nel 1917 riuscendo a coronare il sogno di vedere accettata la sua metodica e sapendo che sarebbe stata perpetrata nel tempo dalla formazione della sua prima scuola di osteopatia.
Di lui, i suoi seguaci, dicevano fosse socievole e generoso oltre misura, che fosse un medico che non faceva distinzioni di razza e di posizione sociale, un filantropo un uomo che avrebbe potuto essere tra i più ricchi della sua epoca, ma che non poteva perdere tempo a far soldi perché aveva cose più importanti da fare.
Leggere questo libro vi farà riscoprire il cuore, il pensiero, la filosofia del processo di cura che noi applichiamo quotidianamente e che chiamiamo osteopatia.
Le tecniche, le manualità, il progresso e le nuove scoperte scientifiche hanno sicuramente cambiato il modo in cui noi lavoriamo e tante sono state nel secolo successivo a Still le interpretazioni delle sue idee e di chi lo ha seguito negli anni. Questa è la normale evoluzione.
Ritengo però che il cuore del pensiero di Still deve prendere radice dentro ad ognuno di noi e guidare ogni nostro atto terapeutico, qualunque esso sia.
Still non inventò niente di nuovo ma, come la gravità, l’osteopatia era sempre stata davanti agli occhi di tutti, in attesa che una mente percettiva ne svelasse i segreti.
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